Autore del testo: Alessandro Cameli, classe IV B Informatica
Chi era Luigi XIV? Perché si faceva chiamare re Sole? Che cos’è l’assolutismo?
Scopritelo leggendo questo articolo…
L’assolutismo, a parte qualche eccezione, è stato nel 1600 la forma di governo prevalente.
Troviamo la sua massima espressione nella Francia di Luigi XIV che può essere a buon diritto considerata il simbolo per eccellenza dell’Assolutismo.
L’assolutismo prevede che tutto il potere dello Stato sia accentrato nelle mani del re, questo porta alla creazione di uno Stato forte, i cui poteri delle assemblee popolari, dei parlamenti e dei nobili hanno pochissima o nessuna importanza.
Il principio fondamentale dello Stato assoluto è quello dell’identificazione dello Stato e del suo potere con la figura del sovrano.
“L’etat c’est moi” ovvero lo Stato sono io, è stata la frase del Re Sole che stabilisce lo stretto rapporto tra il potere regio e lo Stato stesso.
Il sovrano francese è stato chiamato “Re Sole” proprio ad indicare l’origine divina del suo potere incontestabile, al quale tutti dovevano obbedire, poiché proveniente direttamente da Dio.
Il Sole è il simbolo che Luigi XIV ha scelto per celebrare la sua regalità, il Sole, che fin dall’antichità è stato venerato, diventa ora il simbolo del potere divino del Re.
Luigi XIV è il modello di sovrano assoluto, infatti è riuscito, con un piccolo, ma alquanto costoso espediente, ad annullare il potere dei nobili.
La reggia di Versailles, detta anche “gabbia dorata” è stata l’espressione massima del potere assoluto di Luigi XIV.
Obbligando i nobili a risiedere a corte, nella reggia di Versailles, il Re Sole è riuscito ad imprigionarli in questa che abbiamo definito gabbia dorata, ciò ha permesso al sovrano di tenere sotto controllo il ceto nobiliare, il cui potere da ora in poi dipenderà, come dice N. Elias “dal prestigio e dalla valutazione che riscuotevano a corte”.
Luigi XIV riesce a distrarre i nobili dalle loro provincie e farli impegnare in una lotta senza esclusione di colpi per accaparrarsi i favori del re, ciò è confermato da quello che scrive L. de Saint-Simon nel libro Memori: ”Se le rivolgeva a qualcuno”, le parole, “tutta l’assemblea guardava il prescelto”.
Il re costringe tacitamente i nobili a restare il più possibile a corte, concedendo favori e udienza solamente a coloro che erano spesso presenti e respingendo le richieste di coloro che invece vi facevano visita di rado, come dice Saint-Simon, “non lo conosco” o “è uno che non vedo mai”, usava dire il sovrano.
I nobili come scritto da J. de la Bruyere ne I Caratteri: ”Dissimula i cattivi servigi, sorride ai nemici [..] agisce contro i suoi stessi sentimenti [..] questo non è che un vizio che ha nome falsità”.
Falsità è la parola che descrive i nobili, che ricorrono ad ogni tipo di espediente per mettere in cattiva luce gli altri nobili e innalzare l’opinione del re nei loro confronti.
L’atteggiamento della classe nobiliare rispecchia il pensiero di Machiavelli, il quale dice che l’uomo di potere deve essere un centauro, deve padroneggiare l’arte del dissimulare e deve saper mentire per ottenere ciò che vuole.
Il Re Sole istituisce una polizia di Stato per punire tutte le infedeltà ed eliminare tutti i nemici politici che saranno rinchiusi senza processo nella Bastiglia.
La politica assolutistica di Luigi XIV la ritroviamo non solo nel rapporto con i nobili ma anche nella politica economica e religiosa. In campo economico il monarca si spinge sulla rotta del mercantilismo, promuovendo le manifatture industriali interne e stabilendo degli standard di qualità per i prodotti, utilizzando gli intendenti per controllare che questi parametri venissero rispettati.
La figura dell’intendente serviva anche per tenere sotto controllo i piccoli poteri locali e segnalavano le infedeltà.
Colbert si servì di questi intendenti per tentare di combattere l’evasione fiscale cosa che non riuscì a fare in quanto le spese statali restarono del 7% maggiori delle entrate.
Il Re Sole vuole anche avere la supremazia in campo religioso, stabilisce che il Cristianesimo sarà la religione di Stato e combatte tutte le altre.
La repressione nei confronti dei calvinisti francesi chiamati ugonotti risulta difficile.
Fin dall’inizio il sovrano esclude gli ugonotti dalle cariche pubbliche e offre denaro a coloro che si convertono al cristianesimo.
Successivamente emana l’Editto di Fontanbleau e revoca quello di Nantes, che garantiva la libertà religiosa, stabilendo che tutti i bambini devono essere battezzati, che gli ugonotti devono convertirsi e non possono lasciare il paese a costo della vita.
Nonostante questo 300.000 calvinisti lasciano la Francia sottraendo all’economia francese migliaia di persone competenti.
Il monarca stabilisce poi che la Chiesa non ha nessun potere temporale sul suolo francese e che la Chiesa di Francia deve fare riferimento al re il quale ha il diritto di eleggere i vescovi e di percepire le “regalie”, ovvero le rendite delle diocesi quando il posto vescovale era vacante.
Questo dà il via ad una lotta con il papa che non intende assecondare queste pretese del re, la Chiesa francese si schiererà a favore di Luigi XIV e ad una riunione del clero attraverso la dichiarazione dei quattro articoli il sovrano riceve formalmente il potere temporale sulla Chiesa francese che sarà dichiarata indipendente da Roma.
Luigi XIV celebra il proprio potere attraverso il mecenatismo, favorisce l’immigrazione di artisti come il Bernini. Nella reggia di Versailles troviamo la massima espressione del suo mecenatismo, nello splendore del palazzo e dei giardini, negli arazzi e nei dipinti che decoravano l’intera reggia vediamo celebrato il potere del re, infatti appare dipinto come un imperatore romando che siede sul suo trono o come uno degli dei dell’Olimpo che impugna le saette mentre va alla carica sul suo carro dorato.
L’assolutismo però non ha risolto molti problemi come ad esempio quelli fiscali.
Sull’assolutismo si sono pronunciati molti filosofi i due più importanti sono Thomas Hobbes e John Locke.
Il promo sostiene che tutti gli uomini sono uguali, hanno uguali diritti e desideri: per soddisfare questi desideri individuali, tutti noi siamo disposti a lottare l’uno contro l’altro, senza esclusione di colpi. Perciò, dice Hobbes, nella società umana si crea una situazione di guerra continua, esiste un modo per evitare questo, ognuno deve cedere al sovrano i propri diritti, tranne il diritto supremo, quello alla vita, in modo che il re possa garantire la sicurezza dell’intero popolo, che deve però obbedirgli in tutto e per tutto. Hobbes teorizza dunque la necessità dell’assolutismo.
Locke, invece, sostiene che ciascun individuo possiede, per natura, dei diritti inviolabili (diritto alla vita, alla proprietà, alla libertà) che non può cedere ad altri, neppure al sovrano. Locke sostiene che gli uomini sono esseri razionali, in grado di controllare i propri comportamenti e capaci, quindi, di conciliare la propria libertà con quella degli altri. Dunque il potere del sovrano deve essere limitato, sottoposto al controllo dei sudditi. In caso contrario quando il sovrano viola quel bene supremo che è la libertà dell’individuo e perde il consenso dei cittadini, può essere contestato o addirittura rovesciato. In virtù di queste idee, Locke è considerato il padre della teoria politica chiamata liberalismo, che caratterizzerà i secoli successivi.